Perentoria figura: mostra di incisione contemporanea a Roma

Andrea Lelario, Francesco Parisi e Patrizio Di Sciullo espongono le loro incisioni contemporanee al Museo dell'Istituto centrale per la grafica di Roma, dal 5 aprile prorogata al 26 agosto 2017.

Tre artisti contemporanei, tre incisori italiani, tre docenti di accademia di belle arti in tre sale di museo sono il risultato sinergico di Rita Bernini e Gabriella Bocconi che all’interno dell’Istituto centrale per la grafica sono riuscite a riunire i loro lavori in una singolare esposizione così come il suo titolo. Perentoria figura è stato scelto da Rita Bernini a seguito di una frase menzionata da Francesco Parisi, e ben si addice a ciò che lui, con Andrea Lelario e Patrizio Di Sciullo, volevano esprimere: la figura, ovvero la forma, e perentoria ovvero decisiva, ultima, chiara, la quale non ammette indecisioni e ripensamenti così come la tecnica dell’incisione richiede.

Il dizionario UTET dedica al lemma due pagine, come aggettivo, elencandone tutti i significati con i relativi esempi, e come avverbio ne indica uno particolarmente interessante: -in modo deciso ed energico, senza ammettere repliche o obiezioni – Bacchelli, (da Il coccio di terracotta, Milano, 1965, p.230): “Occhigaia, per conto suo, aveva detto chiaro e perentorio di voler essere lasciata quieta a dormirsi in pace ore di sonno quante e quali piacevano a lei”. Questo esempio ben si addice al tipo di mostra che per quanto racconti di tre diversi artisti per stile e linguaggio si addentra in luoghi della sfera dell’intimo, della realtà e dell’onirico, di ciò che appartiene al manifesto e all’invisibile dell’occhio umano.

Lavori contemporanei accanto a quelli dei grandi incisori della storia che appartengono alle collezioni dell’Istituto stesso: Albrecht Dürer, Domenico Beccafumi, Hans Baldung Grien, Giambattista Piranesi, Luigi Bartolini, Hans Hartung. Un percorso che riconosce alla tecnica dell’acquaforte e dell’incisione un posto importante nel mondo dell’arte, una riscoperta che l’Istituto promuove e mantiene viva attraverso il Servizio Educativo, organizzando nella stamperia e nei laboratori di diagnostica e conservazione, corsi di tutti i livelli per le scuole. Musicalmente parlerei di Modest Mussorgskij con Una Notte sul Monte Calvo per Lelario, ricollegandolo al titolo di una sua acquaforte della montagna dei Castelli Romani; a Richard Wagner con Tristan und Isolde per Parisi per le sue opere ispirate all’immortalità divina e al destino immutabile a cui l’uomo è designato; e A dream within a dream di Alan Parson’s Project per Di Sciullo per il ritmo del battito del cuore che appare sul soffitto disegnato su un grande lenzuolo bianco. Memoria del gioco che da bambini si faceva scrivendo con la penna nel letto a mo’ di tenda.

A.Lelario, Gli spaventapasseri, 1992
Entrando nella prima sala troviamo le opere di Andrea Lelario ordinate cronologicamente che rievocano memorie, sogni, visioni, paesaggi notturni incorniciati da forme naturali come rizomi, licheni, fronde, felci. Il mondo esterno tangibile e quello interiore profondo ed indicibile, il conscio e l’inconscio, fino alla creazione primordiale misteriosa ed eterna nel pensiero dell’uomo. Spaventapasseri, uomini di latta, rottami si muovono nella notte, mongolfiere, brevi brani di poesie in corsivo, anche al rovescio, vago ricordo del metodo empirico leonardesco. Sono grandi le dimensioni di una delle sue ultime acqueforti e bulino su rame Night and Day, 2013-17.


F.Parisi, Shemot, 2010
Nella seconda sala i lavori xilografici di Parisi appaiono prepotenti alle pareti nei loro segni decisi, puri e netti di figure divine ed umane che si liberano nell’aria in paesaggi atemporali e irreali. Allusioni ad un mondo passato fortemente idilliaco e allo stesso tempo spietato. Parisi è un artista storico-documentarista che prima di mettersi al lavoro dedica molto tempo alla ricerca dei suoi personaggi mitologici e dionisiaci. Le linee descrivono corpi di classicistica bellezza nella nudità totale e algida come il marmo. Espone, in esclusiva, opere inedite come il ciclo di Shir Hashirim, di cui Shulamis, 2013, xilografia su legno di testa. Temi tratti dal misticismo ebraico in cui i corpi elastici, si muovono in sinergica comunione, rievocando le sinuosità simboliste dell’Art Nouveau e dei Preraffaelliti.


P.Di Sciullo, Foresta quadrata, 2012
Nella terza sala, dedicata a Di Sciullo, troviamo tratti e forme ottenute non solo con l’acquaforte a bulino ma anche con il pettine del pentagramma; i segni si fanno più fitti nelle forme a frattali, cioè quelle geometriche studiate anche dai matematici, che la natura ci offre attraverso la ripetizione del micro nel macro. Alcuni esempi sono la felce, il cavolfiore, l’albero, la conchiglia o nel fiocco di neve. Studi di alberi nella Foresta quadrata, con ben 54 incisioni di alberi; le anatomie umane; la serie di lastre stampate fino al loro progressivo esaurimento in Desiderio di tempo, 1993/94, un’acquaforte e bulino su rame che disegnano girasoli, o fiori di cardo (?) distesi come ad essiccare tra le veline di un libro. Bestiari marini come nei trattati medievali sapientemente disegnati in cui l’artista si definisce entomologo dilettante e dice di conoscere gli insetti per nome e cognome.
P.Di Sciullo, Desiderio di tempo, 1993/94

Fanno bella mostra nelle teche orizzontali i collage con i coleotteri, le poesie dell’incisore in corsivo e i francobolli timbrati come negli studioli rinascimentali dei principi più raffinati. Parti lucide e parti soffici si alternano nella Luminosa e nel Grande Riccio.

La mostra, come tutte quelle curate dall’Istituto, è a titolo gratuito e presto sarà pubblicato un ricco e curatissimo catalogo di ciascun artista. Opere contemporanee che testimoniano una manualità antica in un mondo in cui tutto sembra poter essere prodotto solo ed unicamente in modo digitale ed ultratecnologico. Metodi tradizionali, mai tramontati, sapientemente e liberamente applicati da tre artisti che in modo diverso hanno toccato tutte le corde sensibili della storia dell’arte attraverso la tecnica della grafica.
                                                                                                                                    
Paola Scalise



Museo dell’Istituto centrale per la grafica di Roma
Via della Stamperia, 6
dal 5 aprile prorogata al 26 agosto 2017 - ingresso libero
per maggiori informazioni visita il sito della mostra


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