BOLLE DI SAPONE Forme dell’utopia tra vanitas, arte e scienza

BOLLE DI SAPONE Forme dell’utopia tra vanitas, arte e scienza - PERUGIA GNU - Galleria Nazionale dell'Umbria dal 16 marzo al 9 giugno 2019

Karel Dujardin, Ragazzo che soffia bolle di sapone. 
Allegoria della transitorietà e della brevità 
della vita umana, 1663,
olio su tela cm 139,2x117,1
Copenhagen, Statens Museum for Kunst

Le bolle di sapone sono un gioco antico e affascinante, apparentemente banale e privo di pedagogia, ma che al contrario richiedono concentrazione nel saper dosare la quantità e l’intensità dell’aria da soffiare nella cannuccia e generano un senso di suspense fino alla loro esplosione. Chi non ricorda le gare con i compagni di gioco per misurarne la grandezza, il numero, l’altezza verso il cielo e soprattutto per la durata della loro breve vita. E’ una magia, una scoperta di un fenomeno casuale che risale all’invenzione del sapone in Siria.  
Ignazio Stern, detto lo Stella, Putto che fa bolle di sapone (Vanitas), ca.1730,
olio su tela cm 56x67
Pisa, PQV Fine Art Consulting s.r.l.


A Roma nella piazza del Valadier, Piazza del Popolo, artisti di strada intrattengono quotidianamente turisti e passanti con giochi di bolle, armati di secchi pieni di acqua saponata e attrezzi per soffiarle, esibendosi in virtuosismi nella luce più bella, quella serale. Experiències performative si evolvono con l’artista catalano Pep Bou che si è esibito al Teatro Morlacchi il 30 aprile scorso, unendo il linguaggio audiovisivo e teatrale, dopo quaranta anni di sperimentazione. Le bolle vivono di una vita breve e libera, seguono invisibili rotte aeree, sono vivaci e riescono ad incantare chi le osserva facendo tornare tutti un po’ fanciulli. Distraggono e rapiscono l’attenzione ma nel momento in cui spariscono sono capaci di ispirare poetici e filosofici pensieri. 





Scuola mitteleuropea del XIX sec.,
Bambini che fanno le 
bolle di sapone 

Gli artisti si sono interessati alle bolle di sapone per fermare il momento magico, come in un’istantanea, per misurare le loro capacità tecniche nella rifrazione della luce e dei colori e forse anche per puro divertimento, ritraendo visi rapiti e sognanti. La luce, il colore e l’aria, in sintesi, espansione, dilatazione e rifrazione, elementi che hanno da sempre ispirato i grandi pittori. Mario Praz paragonò gli aforismi alle bolle di sapone parlandone così: «…alcune scoppiano sul nascere, altre s’innalzano al cielo, s’incendiano, come meteore, di colori iridati, splendono per un istante di luce abbagliante».  Parlando di bolle di sapone il primo dipinto che viene in mente è quello più famoso nella storia dell’arte, di cui ne esiste una serie, di Jean Siméon Chardin il Ragazzo che fa le bolle di sapone (National Gallery of Art di Washington) 1734-1735, non presente in mostra, anticipato secondo Cochin e Haillet da La lavandaia, presente invece in mostra. Marianne Roland Michel non credeva che Chardin «raffigurando un giovane che fa le bolle di sapone osservato da un bambino, intendesse, dipingere un’allegoria della vanità o della fragilità delle cose. Egli prediligeva raffigurare scene di adolescenti intenti in attività ludiche» (v.Bambina che gioca col volano).

Jean Siméon Chardin, La lavandaia, ca.1733-1734
olio su tela, cm 37,5x42,7
San Pietroburgo, The State Hermitage Museum

La mostra, per la prima volta in assoluto propone un’esposizione incentrata su questo genere, tema che ha ispirato e attratto artisti nel corso del tempo. Un’iconografia che ha conosciuto la sua fortuna nell’arte olandese del XVI e XVII secolo per le proprietà che D’Annunzio scriverà più tardi: «Avete fatto mai, da ragazzi, le bolle di sapone? La bolla spunta a poco a poco dalla cannuccia, si arrotonda, cresce cresce si colora, riflette poi la finestra, i vasi di fiori, le case di fronte, il cielo. E il bimbo, prima di lanciarla al vento, ci si specchia dentro» (da Terra Vergine, 1882).  I curatori della mostra sono Michele Emmer e Marco Pierini, il primo già docente di matematica alla Sapienza di Roma e il secondo direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria hanno unito le rispettive competenze creando un progetto scientifico interdisciplinare. Sono una sessantina le opere scelte, dal Cinquecento ad oggi, che ritraggono le bolle di sapone, come simbolo della caducità e brevità della vita, come divertimento, come forma perfetta e come manifesti pubblicitari dalle insospettabili celebri firme di autori dell’arte contemporanea. Attraverso il percorso, il fenomeno delle bolle di sapone, da ludico e frivolo, si fa scientifico negli studi settecenteschi di Newton. Lo scienziato puntò le sue ricerche sulla rifrazione della luce attraverso il fenomeno del colore sulle lamine di sapone. Nelle sue Osservazioni annotate in Opticks (1704) consigliò di imprigionare una bolla di sapone sotto una campana di vetro per osservarla, in assenza di vento, per il più a lungo possibile. Dipinti, incisioni, trattati, video, poster, fotografie, maquettes e preziosi oggetti d’epoca per creare la magia. Una curiosità, è raccontata da Emmer nel catalogo della mostra (Silvana Editoriale) di come a distanza di pochi anni, tra il 1872 e il 1876, il compositore Georges Bizet componeva Les Bulles de savon (da Jeaux des enfants, nr.7) mentre Eduard Manet le dipingeva in un quadro Boy blowing bubbles (Calouste Gulbenkian Museum di Lisbona), una corvetta la H.S.M. Challenger partiva dall’Inghilterra per circumnavigare il mondo alla ricerca di nuove forme di vita. Una coincidenza interessante tra i tre fatti è la scoperta dei Radiolari nel plancton: microrganismi dalle forme vagamente sferica come le geometrie delle lamine di sapone già studiate da Plateau. Così lo zoologo Haeckel ne studiò le strutture incredibilmente somiglianti delle specie marine. Aria e acqua.  Dal capriccio musicale giocoso di Bizet al più romantico e attuale di Marco Violino. Sul piano sopraelevato della sala un vano del è dedicato a Georges Méliès che nel film Les bulles de savon animées (1906) si diverte ad inserire gli attori nelle bolle di sapone per farli scomparire oppure i volti di donne facendoli fluttuare nell’aria; giochi illusionistici e fantastici al limite delle possibilità della neonata cinematografia. 
A mio parere il progetto scientifico di questa mostra ha ben raggiunto ogni possibile sfumatura del tema iconografico. Mi auguro che possa essere replicata in altri luoghi e perché no, ampliata.  Il catalogo è un prezioso ricordo di questa mostra così intimamente poetica!

per maggiori informazioni visita il sito

Pelagio Pelagi, Newton scopre la teoria della rifrazione della luce, 1827,
olio su tela, cm 167x216
Brescia, Palazzo Tosio, proprietà dei Civici Musei

particolare


Jan Brueghel il Giovane, La vanità della vita umana, 1631 olio su tavola cm 64x106
Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda

Stefano della Bella,
Due fanciulli alati fanno bolle di sapone, ca. 1653,
acquaforte mm 160x64 foglio mm 162x65
Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi,
Gabinetto delle Stampe "A.Davoli"

Charles Amédée Philippe van Loo, Soap Bubbles, 1764
olio su tela cm 64x106
Washington, National Gallery of Art,
dono di Mrs. Robert W.Schuette

particolare






Gino Boccasile, Sapone Achille Banfi, 1937
cromolitografia
Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce -
Polo Museale del Veneto
su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali

Leonetto Cappiello, Savon La Tour, 1920, cromolitografia
Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce - Polo Museale
del Veneto su concessione del Ministero per i beni e le attività
culturali


Pipa in avorio con putto che soffia bolle di sapone
XIX sec. Roma, collezione privata



Achille Luciano Mauzan, Sapone Apollo Aldo Menicati, 1923,
cromolitografia
Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce - Polo Museale
del Veneto su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali

Filippo Carcano, Il Passatempo (Una donna leggera), 1867,
olio su tela cm 168,5x131,5
Londra, Trafalgar Galleries


John Everett Millais, Bubbles, ca. 1887-88,
manifesto a stampa dell'opera di J.E.Millais
collezione privata



Giulio Paolini, Belvedere, 1990,
matita e collage su carta blu, nove elementi
ciascuno cm 22,6x31,3 (con cornice)
Proprietà dell'artista

Nicolaes van Verendael, Allegoria della vanità della vita, 1679,
olio su tela cm 57x39
Venezia, Gallerie dell'Accademia
Cartolina con Shirley Temple che soffia bolle di sapone
anni Trenta del Novecento


 

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