Jean TINGUELY e la scultura mobile dei Méta-mécaniques
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Macchina volante, Museo di Jean Tinguely, Basilea
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La rivista d'arte Are you art? dedica questo numero a
Leonardo l’artista empirico, e il mio pensiero va diretto a Tinguély nelle sue
magnetiche opere in movimento. Il
fascino della macchina e della sua creazione in Tinguély alimentano la sua
fantasia di artista contemporaneo che impiega per fini non propriamente pratici
in oggetti da lui definiti arcibislacchi. Jean Tinguèly (Friburgo,
1925-Berna, 1991) fu un artista dedito alla creazione di sculture in movimento.
Iniziò da bambino costruendo piccoli marchingegni in legno e successivamente si
dedicò al riutilizzo di parti meccaniche raccolte dai rifiuti, pratica
poi ripresa dagli Junk Artist. Dal 1963 verniciò di nero le varie parti delle
sue macchine per donarle una nuova vita industriale e per camuffarne la
provenienza.
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La Mythologia blessée, Musée d'Art et Histoire, Fribourg |
Le macchine negli
autodemolitori com’è noto da sempre forniscono grandi quantità di pezzi di
diversa natura e lui ne riciclò i motori, le parti meccaniche e le elettriche,
come organi imprescindibili delle sue opere. Iniziò prima con oggetti a movimento manuale,
poi spinti dall’energia idrica e dagli anni Cinquanta alimentati da motori
elettrici. Jean ebbe più di una caratteristica in comune con altri artisti
della sua epoca occupati nella ricerca di fornire energia liberatrice
all’arte astratta come il suo amico Munari autore del Manifesto del
Macchinismo (1938) e Calder. La tecnologia e la meccanizzazione che hanno determinano
la velocità nel lavoro umano è trasferito nella scultura che si muove, incute
terrore o divertimento, si autodistrugge e si umanizza in un temibile automa. Creò
con parti di macchine, nuove macchine,
di diversa natura senza particolari funzioni. Tingéely donò un cuore-motore visibile ad oggetti
altrimenti inermi.
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La retable de l'Aboudance |
L’artista svizzero dinamizzò l’arte statica e la trasformò
in Arte Cinetica. Cinetica allo stato puro, nata da artisti per lo più esponenti
del Nouveau Réalisme: come Arman nelle sue Accumulazioni di rifiuti o nelle Compressioni di César di automobili.
Nel 1962 partecipò in molti happening in puro stile new-dada soprattutto in
America in un’atmosfera in cui gli artisti montavano insieme un vero e proprio
show artistico di fronte alle telecamere televisive. Lo Stedelijk Museum di
Amsterdam ospitò Dylab, Labyrinthe Dynamique, in cui Jean Tinguély
coinvolse tutti gli artisti in un labirinto sensoriale attivo simile ad un
parco dei divertimenti; un luogo di rumori, odori, suoni e luci che terminava in
un’uscita a trappola, una sala tradizionale di museo girata su 90°. La realizzazione del labirinto-ludico
durò ben tre settimane di lavoro soprattutto per gli elettricisti. Ogni artista
gestì autonomamente il suo spazio in sintonia con l’idea di Tinguély. Gli
artisti impegnati furono Niki de
Sanit-Phalle, Daniel Spoerri, Martial Raysse, Robert Rauschenberg e Per Olof
Ultevedt. Da questo momento in poi le sue installazioni dagli ambienti chiusi
dei musei uscirono fuori negli spazi all’aperto per necessità dimensionali. Grandi
opere alla ricerca di spazi più grandi. Questi furono gli anni precedenti alle
conquiste spaziali dell’uomo e l’arte anche in questo caso non smentì le sue
doti di veggenza. Nel 1963 costruì il suo gigante Hannibal I. Nel 1964 partecipò alla Biennale di Venezia in cui la
Pop Art si presentò ufficialmente all’Europa. Prestel Verlag scrisse Nik & Jean l’art et l’amour (2005)
un libro che narra la storia d’amore e dell’unione tra le Nanas di Nik e le Métamatics
di Jean.
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Jean e Niki |
Un amore nato tra i due a Parigi nel 1955 che li convolò entrambi a
seconde nozze. Nel 1968 con lei ed altri artisti realizzò le sculture
monumentali abitabili dalle fattezze materne femminili (Nana) nel Giardino dei Tarocchi, presso
Garavicchio (GR), aperto nel 1998 dopo la sua morte. Un luogo ideato dopo la
visita al ligoriano Parco dei Mostri di Bomarzo (VT). Ancora insieme crearono
la famosa Fontana Stravinsky nella
piazza del Centre Pompidou di Parigi (1983); grandi sculture antropomorfe di
Nik e meccanizzate da Jean che producono giochi d’acqua sulle note del noto
compositore. Evocazioni ai colori luminosi e alle forme libere e sinuose degli
artisti spagnoli Mirò e Gaudì, e alle parodistiche composizioni del francese
Picabia.
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Fontana Stravinsky, Centre Pompidou, Paris |
La visione futuristica è quella di un mondo comandato dalle macchine a
cui gli artisti si devono ispirare responsabilmente avendo il pesante compito
di “salvare l’umanità da questo
pericolo”. Cambiare i mezzi e le forme trasformando il linguaggio in
funzione. Calder del movimento ne fece una casualità dettata da elementi
naturali come il vento, le correnti d’aria e il calore, Tinguély redisse un’ingente
quantità di progetti di macchine con motori e movimenti calcolandone gli imprevisti
e le opportunità, come in un gioco. Come un ingegnere a tavolino ne misurò le
varianti. Il
Museo Tinguély di Basilea conserva numerosissimi documenti a corredo delle sue
opere, da quelle in ferro ai suoi ciclopi. Un museo che la guida, non a caso,
indica come adattissimo ai bambini di tutte le età. Le sue macchine sbuffano,
sibilano, suonano, rompono stoviglie, si agitano, sventolano piume e non mancano
mai di effetto finale a sorpresa, tanto caro al nostro artista, che in Homage to New York (1960) necessitò l’intervento
dei pompieri dopo l’incendio autodistruttivo. In questo caso per restituire
alla discarica ciò che le apparteneva.
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Homage to New York, 1960
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Hannibal I |