EL ANATSUI La luce e il colore, le trame svelate

 El Anatsui La luce e il colore, le trame svelate 


E’ il vento africano, ghibli o scirocco, che dir si voglia, che sta soffiando sul mondo dell’arte, qualcosa di nuovo, con personaggi come El Anatsui. I più importanti musei del mondo e i collezionisti privati stanno acquistando le sue opere molto apprezzate e ricercate. El Anatsui nasce 73 anni fa in Ghana ma si trasferisce in Nigeria, dove insegna all’università e forma con altri artisti nel 1970 il Nsukka Group. L’interesse del gruppo è l’arte contemporanea e la sua onda di novità capace di conquistare il mercato dell’arte. Il suo successo è dovuto alla capacità di saper mescolare le tradizioni locali con i materiali riciclati attraverso tecniche eterogenee tradizionali e non.


Del 2007 è Earth’s Skin in alluminio e gomma di copertone di ben 4,5 metri per 10, riunito nella grande retrospettiva che il Brooklyn Museum gli dedica nel 2013 intitolato Gravity and Grace: Monumental Works by El Anatsui. Enormi opere che vedono l’impiego di tappi metallici a corona, argilla, legno, gomma di pneumatici, lattine in alluminio di bevande, il tutto mescolato sapientemente. Ancora una volta il riciclo come doppio messaggio: uno di riutilizzo come neo materia prima degli artisti e l’altro come denuncia dello sfrenato consumismo che sta cambiando e sporcando tutto il mondo.   





L’opera del British Museum di Londra Man’s Cloth (tra il 1998-2001) è realizzata con capsule di protezione delle bottiglie pazientemente intrecciate come nei tessuti stile Kente. Il tessuto è un articolo di artigianato locale, coloratissimo che conta più di trecento combinazioni, utilizzato non solo per abiti ma anche per borse e accessori, diviene un’opera d’arte con risultati eccezionalmente forti di grande impatto visivo in cui l’osservatore si può avvicinare e allontanare per coglierne i minuziosi particolari e le monumentali dimensioni. I colori sono vivi e forti come solo l’arte africana può riprodurre dalla natura, alternati con le tonalità delle terre. Il drappo londinese è grande, ben 3,78 metri per 2,52. La scelta delle capsule delle bottiglie non è casuale “l’alcool è stato uno dei prodotti che gli Europei hanno portato in Africa per lo scambio di merci e alla fine era utilizzato nel commercio degli schiavi” dice l’artista. 

El Anatsui è un insegnante ed è convinto del riscatto, non solo morale, che i cinquantasei paesi dell’Africa possano ottenere attraverso la ricerca artistica contemporanea nelle loro diversità di cultura e di pratiche artistiche autoctone. Nell’allestire le sue mostre coinvolge gli addetti ai lavori perché è convinto che la libertà delle persone nel montare le sue opere risvegli l’artista che è in ognuno di noi.



I suoi quadri hanno raggiunto la quotazione di un milione di sterline a telo e secondo The Africa Art Report del 2015 l’artista si trova al terzo posto d’importanza mondiale! Un successo riconosciuto nello stesso anno alla 56° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia che lo premia con il Leone d’oro alla carriera. Forse è il caso di dire che stavolta abbiamo scoperto l’Africa

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