LEONARDO DA VINCI. La scienza prima della scienza
LEONARDO DA VINCI. La scienza prima della scienza - ROMA, Scuderie del Quirinale - dal 13 marzo 2019 al 30 giugno 2019
Pensare di sapere tutto sul grande artista italiano, Leonardo da Vinci, è presunzione, o addirittura, saccenteria. La mostra in occasione del cinquecentenario dalla sua morte (1519-2019) è un’ottima occasione per conoscerlo meglio al di là del titolo universalmente riconosciutogli di genio. Leonardo (Vinci, 1452 – Amboise, 1519) è stato un artista poliedrico, curioso ma soprattutto ben informato delle novità del suo tempo e a stretto contatto con altri studiosi interessati alla tecnologia applicata: all’architettura; all’idraulica; all’arte della guerra e alle strategie militari, nell’attacco e nella difesa; all’industria meccanica legata alla lavorazione nelle filande e nelle officine; al sogno più sublime di fare dell’uomo un essere autonomamente volante. Si svela così non più il genio unico e isolato ma un uomo che si documentava e custodiva nella sua biblioteca trattati e disegni, che si autodefiniva homo senza lettere e che probabilmente non conosceva le lingue classiche: una condizione comune allora tra molti artisti, ma che comportava una grave lacuna per chi come lui non intendeva occuparsi di sola pittura. L’impossibilità di tradurre antichi manoscritti nella loro lingua originale lo escludeva dalla scienza accademica che veniva divulgata ufficialmente.
Un
pittore che mai dipingeva le aureole nelle rappresentazioni sacre e che tanto
affascinato dalla natura inseriva numerosissime specie botaniche nelle sue
tavole. La sua scrittura al contrario nel prezioso Codice
Atlantico e le sue glosse su uno dei due manoscritti della Divina
Proportione (1498) di Luca Pacioli confermano la sua originalità nello
studio e nella volontà di mantenere segrete le sue riflessioni. La ragione di
tanta cura nei suoi preziosi appunti è il risultato della ricerca che Leonardo
persegue secondo il suo metodo. La Scienza, anche detta filosofia della natura,
in lui è puro empirismo, tramite l’esperienza raggiunge alti traguardi. Ma
quello che fa di lui un caso isolato e unico è la capacità di rielaborare
disegni di altri con un segno particolare fatto di chiaroscuri capaci di
trasformarli in opere d’arte. Claudio Giorgione, curatore del Museo Nazionale
della Scienza e della Tecnologia, ha accostato nelle sale delle Scuderie del
Quirinale, dieci disegni del Codice Atlantico (prestito della Biblioteca
Ambrosiana) a circa duecento opere a sostegno di una ricca documentazione relativa
alle aree d’intervento di Leonardo, dai trattati, manoscritti e edizioni a
stampa, ai grandi modelli, d’epoca e non, realizzati recentemente. Pensare a
Leonardo nel suo tempo «è come fare un tuffo nel passato», per dirla alla
Alberto Angela, nel nostro Rinascimento. La mostra genera diverse domande sulla
personalità dell’artista che eleggeva la pittura come arte intellettualmente al
primo gradino tra le arti, per le difficoltà che implicava di elaborazione
mentale e di sintesi. Leonardo seppe dare un ruolo più importante all’artista,
ruolo che sarà emulato da pochi per la sua complessità e varietà di conoscenze,
al contrario di quello stilistico che sarà seguito da molti.
Leonardo da Vinci, Gru di Filippo Brunelleschi, 1478-1480 Codice Atlantico f 965r. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, @Veneranda Biblioteca Ambrosiana/ Mondadori Portfolio-f965r |
Questo sarà l’anno
dedicato a Leonardo e molte sono le istituzioni che si preparano alla sua celebrazione,
manifestazioni in cui non mancheranno nuove scoperte aiutate dalla moderna
tecnologia. Come nel recente incontro all’Ambasciata francese di Roma su Arte
e Chimica, in cui Odile Eisenstein, prof.ssa emerita di chimica presso
l’Institut Charles-Gerhardt di Montpellier, ha parlato delle ricerche, non
invasive, effettuate sulla Gioconda (2010) in cui si è giunti alla sorprendente
scoperta che Leonardo in qualche modo fosse già un esperto di nanotecnologie
per l’uso corretto dei metalli come pigmenti nella preparazione dei colori
bianco, rosa e nero, ma soprattutto svela il segreto della loro stesura in venti
strati sottili come capelli durata ben quattro anni per lo sfumato del
viso. L’uso del colore per realizzare la trasparenza.
«La scienza è il capitano
e la pratica sono i soldati» (Leonardo)
Il percorso espositivo
nelle dieci sale si sviluppa partendo dalle prime macchine in cui il giovane
Leonardo giunto a Firenze s’imbatte: le gru e i ponteggi di Filippo
Brunelleschi che decenni prima erano state messe in opera per il cantiere del
Duomo. Allievo del Verrocchio, tra il 1469 e il 1471, partecipa alla creazione
e al posizionamento della lanterna, una grande sfera di rame, che andrà a
completare la grande cupola. Il suo interesse per l’ingegneria edile, accresce
in lui il desiderio di disegnarli e studiarli. Altri ingegneri nel XV secolo
avevano già progettato e condiviso le nuove soluzioni tra la tradizione medievale
e le novità rinascimentali a lui coeve. Tale condivisione presupponeva che le
nuove invenzioni non erano un mistero. Si dice che Leonardo avesse una copia
del Trattato
di Architettura Militare e Civile
di Francesco di Giorgio Martini. L’architetto che ad Urbino terminò il
palazzo di Federico da Montefeltro e che costruì la famosa fortezza a forma di
tartaruga. In mostra sono esposte undici formelle decorative del postergale che
il duca Federico commissionò per il suo palazzo, scolpiti da Ambrogio Barocci
(1475), con motivi ispirati ai disegni del De Re Militari di Roberto Valturio;
dai trattati manoscritti di Mariano di Jacopo detto il Taccola, De
Machinis
e il De
Ingeneis; da Giuliano da Sangallo e ancora da Francesco di Giorgio
Martini. Nella città in cui otto anni dopo sarebbe nato Raffaello. La mostra
passa per lo studio dell’antico dal Pantheon romano allo studio del suo Uomo
Vitruviano pubblicato in latino da Fra Giocondo nel 1511 e dieci anni
dopo tradotto in italiano da Cesare Cesariano. Nella terza sala si parla di
prospettiva come invenzione, a seguire le città ideali e le vie d’acqua. Nella
quinta sala dedicata all’ingegno del fare con l’accoppiamento della ruota
dentata e pignone al sistema biella manovella che arriverà all’invenzione della
vite senza fine per un lavoro meccanico non più manuale. Ma la vita è anche
divertimento e i teatri di macchine allietano le ricche corti soprattutto per
la Festa del Paradiso, in occasione del matrimonio di Gian Galeazzo Sforza con
Isabella d’Aragona, nel 1489, Leonardo realizza una grande macchina scenica che
muovendosi aziona il moto dei pianeti. Un modello che darà seguito alle opere
di Albrecht Dürer e Hans Burgkmair nei trionfi per Massimiliano d’Asburgo.
Dalla sesta sala mondana meneghina alla settima dove sono esposti i pezzi da
biblioteca da cui Leonardo attinge le sue conoscenze e le fa sue. Si stimano
fossero circa 150 volumi, un vero
tesoro per l’epoca. Leonardo ora studia il latino e la matematica a lui
necessari per approfondire le sue conoscenze. I testi nelle teche sono quelli
che lui ipoteticamente poteva possedere, ad eccezione del Manoscritto
Laurenziano a lui veramente appartenuto. Nell’ottava sala l’arte della Guerra
in cui Leonardo si presenta al duca Ludovico Maria Sforza come esperto
ingegnere militare e offre lui i suoi servigi. Nella penultima sala le macchine
per il volo in cui il suo sogno più grande prende vita dai disegni ai modelli
in legno. Dal volo degli uccelli ai movimenti meccanici. Il paracadute è tra le
sue invenzioni. Nell’ultima sala il mito di Leonardo nasce nel 1796 quando
Napoleone si appropria dei suoi manoscritti alla Biblioteca Ambrosiana di
Milano e li porta a Parigi e Giambattista Venturi ne mette in evidenza la
portata scientifica. La sua fama diventa internazionale quando i suoi codici
vengono pubblicati dal 1881 e divulgati. Il Vasari disse «che lasciò mai di disegnare»
e questa interessante mostra lo può ben dimostrare.
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per maggiori informazioni e prenotazioni visita il sito
galleria:
Cherubino Cornienti (PV, 1816-MI, 1860), Leonardo mostra a Ludovico il Moro le chiuse dei Navigli, 1858 olio su tela Milano, Galleria d'Arte Moderna INV. GAM.6440 |
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2 1-2 Albumasar (Ab u¯ Ma‘shar Ja‘far ibn Muh ˙ ammad ibn ‘Umar al-Balkhi) Flores Astrologiae, 1488. Venezia, Fondazione Giorgio Cini, FOAN TES 26.@Fondazione Giorgio Cini |
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Leonardo da Vinci, Carro automotore, 1478 ca. Codice Atlantico f812. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, @Veneranda Biblioteca Ambrosiana/ Mondadori Portfolio-f812r |
Leonardo da Vinci, Aliante, 1493-1495. Codice Atlantico f 846v. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, @Veneranda Biblioteca Ambrosiana/ Mondadori Portfolio-f846v |
Leonardo da Vinci, Argano a leva, 1478-1480. Codice Atlantico f 30v. Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, @Veneranda Biblioteca Ambrosiana/ Mondadori Portfolio-f30v |