GIOTTO NELLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

GIOTTO NELLA CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI



particolare dell'Adorazione dei Magi nelle storie di Cristo,
affresco cm 200x185
ph Paola Scalise*
Fiumi di parole sono stati scritti nella letteratura artistica su Giotto di Bondone (1267 ca-1337) riconosciuto universalmente come la pietra di paragone di tutta l’arte con l’A maiuscola. Dante, ci racconta Giotto e Cimabue nei famosi passi e Vasari lo segue con aneddoti e novelle, segnalando come suo discepolo il Cavallini. Studi successivi porteranno a dubitare persino che Cimabue fosse suo maestro. Giotto resta nella storia dell’arte italiana un esempio da seguire, un genio, colui che inizierà il filone fiorentino della pittura.  Il maestro in quegli anni non era conosciuto in Piemonte e a Venezia, e fu contestato a Bologna e in Lombardia a quanto riporta Ferdinando Bologna ne La coscienza storica dell’arte d’Italia (1982), probabilmente ciò si può giustificare per le sue capacità artistiche innovative che attirarono invidie da parte dei colleghi meno dotati. Giotto, artista pioniere, che traduce la Sacra Bibbia per immagini e la racconta come un fotogramma nella splendida Cappella di Enrico Scrovegni a Padova. Giancarlo Vigorelli, nel catalogo Skira (2014), ammonisce chi comincia a parlare di Giotto dalla vetta degli Scrovegni, e non a torto, poiché l’artista aveva già dato prova di se nell’opera giovanile assisiate, in cui raccontava della vita e dei miracoli del Santo francescano protettore d’Italia. Un artista che non è solo pittore ma come la maggior parte dei suoi colleghi coevi è eclettico e si occupa di scultura e architettura. Le sue figure sono scultura dalle aureole in rilievo dei personaggi alle scenografie che disegnano lo spazio delle quadrature. Armonie di toni colorano le atmosfere di spazi interni, esterni e per così dire misti, in cui gli spaccati mostrano strutture aperte, in cui l’interno si svela all’osservatore. Scene calme e drammatiche in cui è l’azione che guida lo svolgersi degli eventi. Roberto Longhi aveva ben reso evidente il filo conduttore dal fiorentino attraverso un altro grande pittore Piero della Francesca fino a giungere al suo prediletto Michelangelo Merisi da Caravaggio. 
particolare dalla Fuga in Egitto, affresco cm 200x185
ph Paola Scalise*
Giotto spezzò la tradizione bizantina trasferendo la sua pittura sul delicato verismo ponendo il Cristo in mezzo alla gente, raccontando una storia importante con tono semplice non austero. Come disse Cennino Cennini nel Libro dell’arte (1390), egli «rimutò l’arte di greco in latino, e ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avesse mai nessuno». Per me tornare a Padova a visitare la Cappella degli Scrovegni è stato emozionante perché la prima volta che la vidi da bambina impresse nella mia mente un modo di costruire lo spazio attraverso le proporzioni, la prospettiva e di come l’inclinazione dei piani di costruzione faccia la differenza; luoghi in cui le figure si muovono in modo naturale cadenzato e ritmato dal tempo di narrazione. Il Ghiberti  ne I Commentari (1452-1455) scrive come Giotto raggiunse la grandezza: «Arrecò l’arte naturale e la gentilezza con essa non uscendo dalle misure».
particolare della volta stellata
ph Paola Scalise*

Ogni riquadro si fissa nella memoria di chi lo vede senza inutili orpelli a distrarre l’attenzione da ciò che è veramente importante: un uomo, Gesù, che ha cambiato la storia degli uomini, per amore. I gesti, le posture, le espressioni dei visi e soprattutto gli sguardi degli attori intrecciano trame narrative riprese plasticamente da Giovanni Pisano nei suoi affollati pulpiti. Anche riprese dalla successiva produzione artistica di grandi autori, mi riferisco a uno più tardo: Donatello in una delle sue tante Madonne con bambino, quella del Louvre (1455 ca), una terracotta dipinta e dorata, evidente trascrizione in scultura della pittura giottesca. A mio parere Donatello, che lavorò a Padova, non poteva non aver visitato la Cappella degli Scrovegni. Giotto tra il 1303 e il 1305 affresca su commissione di Enrico Scrovegni la Cappella dieci anni dopo la Basilica francescana. Il percorso della visita è facilitato dal video trasmesso all’entrata della Cappella, in cui si parla della biografia di Giotto, della sua opera, del restauro e degli sforzi per il mantenimento nel tempo dei delicati affreschi. Il mio consiglio è quello di farsi guidare
ingenuamente alla lettura delle storie: quelle dedicate alla Vergine e al Cristo che si susseguono su due registri sovrapposti, ritmati dalle personificazioni di vizi e virtù, fino al Giudizio Universale, posto come d’uso, sulla parete d’uscita, il più palese  messaggio didattico al buon cristiano prima di lasciare il luogo sacro, come vuole la tradizione.
particolare dalla Nascita di Gesù e l'annuncio ai pastori,
affresco cm 200x185
ph Paola Scalise*

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Galleria:

particolare del Giudizio Universale
ph Paola Scalise*

particolare del Giudizio Universale
ph Paola Scalise*

Giudizio Universale,
affresco cm 1000x840
ph Paola Scalise*
La lavanda dei piedi,
affresco cm 200x185
ph Paola Scalise*

particolare della Lavanda dei piedi,
ph Paola Scalise*

volta celeste
ph Paola Scalise*

* autorizzazione gentilmente concessa alla riproduzione delle immagini dalla Cappella degli Scrovegni e dal Comune di Padova (ph Paola Scalise)

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