Un ritratto di Pompeo Batoni (1708 – 1787) dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid - BOLOGNA, Museo Davia Bargellini - dal 16 febbraio al 7 aprile 2024.

 Un ritratto di Pompeo Batoni (1708 – 1787) dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid  -  BOLOGNA, Museo Davia Bargellini -  dal 16 febbraio al 7 aprile 2024.

Pompeo Girolamo Batoni,
Ritratto della contessa Maria Benedetta 
di San Martino
, 1785
olio su tela, cm 99x74
Madrid, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza,
 inv. n. 32 (1977.28)


Oggi il Museo Davia Bargellini di Bologna presenta al pubblico un'opera del pittore  Pompeo Girolamo Batoni (Lucca, 1708 -Roma, 1787) famoso soprattutto per i suoi grandi ritratti che a Roma trovò la sua fortuna artistica. È sempre un piacere raccontare le vicende artistiche di un virtuosissimo artista anche attraverso un solo ma intenso ritratto che è qui esposto gratuitamente al pubblico. La sua esposizione s’inserisce nella rassegna Ospiti progetto promosso fin dal 1996 dai Musei Civici d’Arte Antica di Bologna come attività di valorizzazione del patrimonio e sviluppo delle relazioni scientifiche con istituzioni museali italiane e internazionali, attraverso lo scambio di opere attivato in occasione di prestiti per esposizioni temporanee. I curatori Mark Gregory D’Apuzzo e Ilaria Negretti l’hanno ideata dopo un prestito importante dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna di Giuditta con la testa di Oloferne di Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1614), per la mostra Maestras organizzata dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid terminata il 4 febbraio scorso, prestito ricambiato con un altro, ovvero, quello del Ritratto della contessa Maria Benedetta di San Martino di Pompeo Girolamo Batoni.

Pompeo Girolamo Batoni,
Nozze di Amore e Psiche,  1756
olio su tela cm 89x115
Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie, inv. n. 504
 Credito: Wikimedia Commons
 




Figlio di un noto orafo lucchese, Paolino Batoni, egli apprende dal padre le prime nozioni sul disegno e le perfeziona con due artisti locali Domenico Brugieri e Giovan Domenico Lombarda. A diciannove anni si trasferisce a Roma per completare gli studi, frequentando la scuola di Sebastiano Conca e lo studio di Agostino Masucci e di Francesco Ferdinandi, detto l’Imperiali. È un artista instancabile e presto viene notato da Antonio Canova per il suo “disegnare tenero, grandioso”, e per il saper comporre in “belle forme”.                          

La spontaneità e la semplicità nelle figure che rappresenta lo avvicina ad una naturale postura dei personaggi mitologici che appaiono reali e lontani dall’ideale accademico di bellezza statuaria. La sua fortuna è l’invenzione del ritratto-souvenir in cui il personaggio viene dipinto in posa accanto a monumenti e reperti antichi, a testimonianza del Grand tour in Italia, come in un selfie anti-litteram. 

Nella realizzazione del ritratto della contessa di San Martino, 1785, Batoni inventa una scena nuova che ricorda un episodio narrato da Plinio il Vecchio di Cleopatra, in cui la regina d’Egitto, scommette con Marco Antonio che sarebbe stata in grado di offrirgli un sontuoso banchetto da un milione di sesterzi. Batoni ritrae la contessa nell’atto di sciogliere una grande perla pendente di un suo orecchino nell’aceto contenuto nella pregiata tazza da consommé per poi berla, in segno di spregio nei confronti dell’aspetto venale del lusso. Come ricorda Francis Haskell, Francesco  Algarotti, precedentemente nel 1751, sempre in cerca di artisti raffinati da proporre a Federico II, il Grande, e dietro consiglio dell'abate Flaminio Scarselli, dopo aver visto il suo Trionfo di Venezia nel palazzo di Marco Foscarini, chiese al pittore una «Cleopatra» che si sarebbe potuta trasferire su un mosaico, diventando così un'opera veramente "degna del re". In questa occasione doveva essere ritratta nel modo canonico, con l'aspide sul braccio accanto ad un amorino piangente con le piramidi sullo sfondo. Cleopatra è un personaggio ricorrente nella produzione artistica di Batoni e si ritrova anche nel ritratto di Alexandra Evtikhievna Demidova del 1770 (collezione privata).

Pompeo Girolamo Batoni,
Ritratto del colonnello William Gordon, 1766,
olio su tela cm 289x217
National Trust for Scotland, Fyvie Castle, n. inv. 84.16




È l'esposizione di un ritratto femminile di cui si racconta la sua storia: entrata in possesso dagli eredi della contessa passò poi nella collezione dell'architetto romano Andrea Busiri Vici, dove si trovava nel 1964 quando andò in prestito nella monografica su Batoni tenutasi a Lucca. Nel 1973 è a Monaco di Baviera e dopo quattro anni entra nella collezione Thyssen-Bornemisza. Batoni è un inventore di scene anche di sfondo nella ritrattistica così come nelle scene sacre, mitologiche e storiche, slegate dalle tendenze troppo aderenti e leziose come quelle dei rami delle antichità ercolane così in voga nel XVIII secolo. Questa è una splendida occasione per ammirare da vicino un'opera del celebre artista altrimenti geograficamente lontana!




Durante il periodo dell'esposizione il museo ha previsto un calendario di visite guidate gratuite, per maggiori informazioni clicca qui







Galleria di opere di Pompeo Girolamo Batoni a corredo dell'esposizione:

                  
Pompeo Girolamo Batoni,
 Sacro Cuore di Gesù, 1767
Olio su rame, cm 80 x 70
Roma, Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina,
Cappella del Sacro Cuore 


Pompeo Girolamo Batoni,
Ritratto della principessa
 Giacinta Orsini Buoncompagni Ludovisi,
duchessa d'Arce,
1757-1758
olio su tela cm 137x100
collezione Ugo e Chiara Pierucci
 

Pompeo Girolamo Batoni,
Ritratto di John Staples, 1773
olio su tela cm 264x198
Roma, Museo di Roma, inv. n. MR 1974



Pompeo Girolamo Batoni,
Ritratto di Thomas Dundas,
futuro primo barone Dundas
, 1763-1764
olio su tela cm 298 x 196
Richmond, Aske Hall



  


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