Invito a Corte dal 6 ottobre 2023 – Sassuolo (MO), Palazzo Ducale

.Titolo più adeguato a questa mostra permanente non poteva essere coniato!                             


Il Palazzo Ducale si presenta nella sua veste regale dopo anni di restauri e si apre al pubblico come un prezioso scrigno in puro stile estense.  La potente casata era nota in tutta Europa per lo sfarzo e l’eleganza della sua corte. Si può definire il gusto della famiglia d’Este che lo fece ricostruire in linea con le sue Delizie, le residenze così chiamate per la loro bellezza architettonica in accordo a quella naturalistica. Nel 2004, dopo varie vicende e anni di oblio, l’intero complesso che vanta un parco di circa dieci chilometri di lunghezza è definitivamente parte del nostro patrimonio artistico e dal 2015 è parte del museo autonomo delle Gallerie Estensi. Con orgoglio Martina Bagnoli, la direttrice del polo museale, presenta la fine del lungo lavoro di restauro allo scadere del suo secondo mandato, spigandone con dovizia di particolari, il proposito storico-ricostruttivo del progetto dal suo nascere, per un edificio che, durante l’Ottocento, rischiò addirittura di essere demolito. Ma in tutta la sua storia spicca la figura di Francesco I d’Este (Modena, 1610-Santhià, 1658), fu lui a rimodernare ed ampliare la rocca, successivamente annessa al ducato di Modena e Reggio, dopo il misterioso e irrisolto omicidio del proprietario Marco Pio di Savoia.  Siamo nel 1634 in pieno periodo barocco quando il duca, uomo d’armi, raffinato, amante delle cose belle e circondato da intellettuali famosi, incarica gli architetti Bartolomeo Avanzini (1609-1658) dell’entourage di Girolamo Rainaldi e Gaspare Vigarani (1588-1663) già al servizio di Luigi XIV, il re Sole, nella realizzazione del Teatro delle Tuileries, oltre ad una folta schiera di artisti, per la trasformazione del Palazzo. Negli interni i grandi cicli pittorici affrescano i soffitti e le pareti: trompe l’oeil e altre illusioni prospettiche, stucchi, stemmi e varie decorazioni in armonia tra loro arredano gli ambienti.

L’atrio e il cortile d’Onore fanno eco ai grandi cantieri barocchi romani, qui sono esposte ai lati della porta d’entrata due statue monumentali di Galatea e Nettuno, in fondo al cortile una Divinità su un delfino tutte su disegno di Gian Lorenzo Bernini eseguite nel 1650 da stuccatori locali.

L’imponente scalone imponente a pianta quadrata introduce al piano nobile. Il Palazzo presenta il più grande ciclo di Bacco mai affrescato si trova nella Galleria che congiunge gli appartamenti del duca con quelli originariamente destinati alla sua consorte. Si contano almeno sette artisti coinvolti nell’impresa tra il 1650 e il 1652. Il Boulanger, in collaborazione con Oliver Dauphin (1634-1683), raffigurò le imprese terrene e divine di Bacco in ben 41 distinti episodi. La finta loggia o pergola fu progettata da Agostino Mitelli (1609-1660) ma eseguita dai quadraturisti bolognesi Baldassarre Bianchi (1614-1678) e Gian Giacomo Monti (1620-1692) tra inserti di nature morte dei fratelli Carlo e Pier Francesco Cittadini (1613/16-1681). Una rappresentazione che amplifica il tema del Trionfo di Bacco nella Galleria Farnese di Annibale Carracci eseguito tra il 1598 e il 1600 per volere di Ranuccio Farnese suocero di Francesco I che sposò le sue figlie Maria (1631), e dopo la sua morte, Vittoria (1648).

Galleria di Bacco

Il Salone delle Guardie o dei Virtuosi di Casa d’Este contiene scene tra le più suggestive del Palazzo. Gli artisti impiegati sono i bolognesi Angelo Michele Colonna (1604-1687) e Agostino Mitelli con l’aiuto di Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi.

                                                

Scalone d'Onore

Le stanze che accolgono il visitatore sono decorate con miti, personaggi storici e di fantasia e con le allegorie come dettava la moda del tempo. L’allegoria della Fortuna dipinta dal bresciano Ottavio Viviani (1579 ca. -1647) tratta dall’Iconologia di Cesare Ripa. Francesco I si rivolge al francese Jean Boulanger (1608-1660) figlio d’arte all’età di venti anni si trasferisce a Bologna e diviene allievo prediletto di Guido Reni. Suo l’affresco al centro della volta della Camera dell’Amore riferimento alle Bucoliche di Virgilio in cui Cupido è vincitore sul mondo sorretto da Atlante e Ercole: Omnia vincit amor (l’amore vince ogni cosa).  Inoltre, in questa stanza, sei riquadri tratti dalla storia del mito greco, dalla Bibbia, dal poema ariostesco e tassiano.

Nella Camera delle Virtù estensi, Boulanger evoca i successi della famiglia estense e dei suoi protagonisti più illustri. Sempre di sua mano la Camere del Genio, della Notte, dell’Alba, della Vigilanza e dell’Aurora, sempre ispirati all’Iconologia del Ripa. Ancora di sua mano la Camera della Fede maritale (Penelope, Artemisia e Rodomonte) adiacente ad essa il Camerino dell’Innocenza con le Virtù nelle quadrature del Viviani, apprezzabili soprattutto nell’apparato di telamoni, mensole aggettanti, cartelle pendenti e festoni. La Camera dei Venti e la Camera di Giove sono decorate da Boulanger e Viviani.

Nelle Camere di Francia e Spagna e lo Scaloncino d’Ercole troviamo decorazioni di Jacques Meunier con nature morte dei fratelli Cittadini. Nella Camera di Spagna quelle di Bernardino Rossi.

Medaglione della duchessa Laura

In puro stile settecentesco sono i medaglioni di carta pesta dorati di Ludovico Bosellini nell’omonima Camera, detta anche dei verdi, per via del colore delle pareti, con i profili che ritraggono i famigliari più celebri. Nell’appartamento stuccato Francesco I aveva sistemato i dipinti di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, in quella dei Sogni, e, in quella di Fetonte, i paesaggi di Salvator Rosa.                              

                                                

Fontanazzo

Interni ed esterni sono in perfetta sintonia e in continuità così dalle finestre, simili a quadri, si possono ammirare, le geometrie dei pioppi nei viali e i giardini modulati sulle dolci colline. Esternamente si possono ammirare fontane, tra le quali la famosa Peschiera o anche detta Fontanazzo, ricavata con grotte artificiali dell’esperto architetto degli apparati idraulici, il Vigarani. 

                                                         

La mostra Invito a Corte è allestita al piano nobile dell’ala orientale del Palazzo, nell’appartamento detto di Orlando. Il percorso espositivo, ideato dalla direttrice Martina Bagnoli, inizia attraversando un’imponente porta che ricorda l’entrata di un caveau e si compone di cinque sale.                                                   

                                              La prima sala “Dal castello alla delizia ducale” espone i plastici della trasformazione del Palazzo e di Sassuolo negli anni dopo il trasferimento della corte estense da Ferrara a Modena alla fine del Cinquecento (papa Pio V pubblicò la bolla pontificia Prohibitio alienandi et infeudandi civitates et loca Sanctae Romanae Ecclesiae in cui gli Estensi saranno costretti a lasciare il ducato alla Chiesa per la mancanza di un figlio maschio legittimo erede);  cambiamento che avverrà nell’ottica di una nuova delizia e succursale della sede modenese. Nel 1765 sarà aggiunto alla proprietà un vasto parco di caccia secondo il progetto dello scenografo veneto Pietro Bezzi.

Ingresso di Invito a Corte

Nella seconda sala intitolata “La vita a corte” racconta come la residenza fu frequentata dalla famiglia per il periodo estivo compreso tra la fine del mese di luglio e quello di ottobre in cui gli intrattenimenti e gli svaghi erano intervallati da cavalcate e battute di caccia con passeggiate, giri in barca e riposi all’ombra nel parco. Ogni anno la villeggiatura si concludeva con una celebre festa paesana con il teatro in piazza.

“L’acqua e il territorio” è il nome della terza sala. L’acqua da controllare e domare elemento vitale e di piacere. Plastici e progetti per la realizzazione della deviazione della Secchia.

La quarta sala contiene le “Cronache di viaggiatori” Francesco III d’Este come agente di viaggio espone agli ospiti, di rango, le bellezze del territorio una volta diventato Governatore della Lombardia. Nella teca le guide per i viaggiatori del Grand tour del XVIII sec. di Domenico Bellei, Charles Nicolas Cochin e Jérôme Lalande.

Le guide

Quarta sala


L’ultima sala mostra la trasformazione del territorio da agricolo ad industriale attraverso “Le manifatture del territorio”. Sassuolo dopo l’invasione francese sfrutterà le risorse naturali per le prime industrie manifatturiere, tra le quali le ceramiche.

Terza sala

Francesco I d’Este, come tanti altri committenti dei cicli pittorici, fece istoriare il suo Palazzo per raccontare le avventure e le disavventure degli uomini e degli dèi, le battaglie, gli eroi, gli amori, i giochi e le scene di vita rurale ed aristocratica, in una completa antologia di storie tendenzialmente più profane. Un itinerario di grande interesse storico artistico che svela attraverso le immagini un film di figure mute che si muovono tra spazi prospettici di grande effetto scenografico. Dalle ricerche svolte sul duca si evince la sua predilezione per il coevo musicista Marco Uccellini, consigliate le sue sonate per un’immersione totale nel tempo durante la visita a Palazzo.

Seconda sala
abiti in cartapesta di 
Cartapestebludiprussia - Modena


L’apertura al pubblico di questo imponente e importante palazzo è un contributo essenziale che arricchisce il patrimonio italiano, incoraggiando la scrittura di un nuovo e mancante capitolo nella storia degli Estensi dalla partenza da Modena e Ferrara. Molto ancora c’è da scrivere su questa famiglia che nonostante il suo grande potere non ha mai visto eleggere tra i suoi membri un papa. Numerosi sono i tratti comuni nelle loro residenze come la Peschiera presente nella Villa d’Este a Tivoli del cardinale Ippolito II; la cura dei giardini e i giochi d’acqua come decorazione non solo visiva ma anche acustica del paesaggio. La direttrice è fermamente convinta che sia il pubblico da porre al centro delle politiche museali per la completa accessibilità e fruibilità del patrimonio artistico italiano.

Quinta sala

Sassuolo con il suo Palazzo Ducale è un ponte tra due città: una monumentale e una industriale moderna dai caratteri diversi ma dalla stessa storia in continuità dal passato al futuro. La ricchezza artistica è alla base del suo sviluppo economico, un valore aggiunto a quello decorativo questo sito è meno conosciuto di altri ma rappresenta un esempio di sfruttamento delle terre attraverso la gestione delle acque. Dall’agricoltura domestica all’industriale.

Comitato scientifico della mostra: Martina Bagnoli, Federico Fischetti e Vincenzo Vandelli.

Sponsor e fundraising con aziende del territorio per la ristrutturazione.

App disponibile per il tour guidato “Palazzo Ducale di Sassuolo” 

Galleria:

Galatea



Nettuno



Scultura di divinità su tritone



























Per maggiori informazioni vai su Gallerie Estensi 



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