Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia - Perugia, Palazzo Baldeschi al Corso – dal 18 settembre 2021 al 6 gennaio 2021 prorogata al 3 ottobre 2021

 

faceva a tutte le figure un’aria medesima (G.Vasari, 1568)

Silvestro Valeri (Roma, 1814-1902),
Madonna con il Bambino, 1862
olio su tela, diam. 65,5 cm
Todi, Pinacoteca Comunale
ph.Paola Scalise


Ogni volta che si varca la soglia di un museo ci si domanda che tipo di mostra ci aspetti al di là di essa, soprattutto se questa è dedicata a Raffaello. Il più amato, studiato, imitato, glorificato e corteggiato pittore di tutti i tempi richiede sempre la massima attenzione per la scelta degli argomenti da trattare. Lo scorso anno la grande mostra che celebrava i cinque secoli dalla sua morte non ha riscosso il meritato successo per via della pandemia ma non si può non riconoscere il grande sforzo dei curatori per radunare le opere più famose all’interno delle sale delle Scuderie del Quirinale. Raffaello 1520-1483 è stata una mostra à rebours in cui il periodo umbro dell’artista era posto, come dovuto, alla fine del percorso. La mostra Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia allestita a Perugia a Palazzo Baldeschi al Corso, curata da Alessandra Migliorati, Stefania Petrillo e Saverio Ricci, partecipa ai festeggiamenti del 2020 e proroga i termini di chiusura previsti al 3 ottobre 2021.  Qui si racconta come la presenza di Raffaello abbia lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte tra l’ultimo quarto del Quattrocento e il 1508 in poi, non solo nel disegno ma anche nei diversi manufatti che hanno imitato le opere dell’Urbinate. Si inizia nella prima sala con gli artisti che dai primi dell’Ottocento ne hanno imitato il carattere, palesemente purista e neorinascimentale, cercando di far proprio il suo stile: da Minardi e Wicar al Novecento. Raffaello è il modello e il metodo da seguire nell’Accademia diretta da Tommaso Minardi (dal 1819 al 1821) in cui è ben premiata la personale interpretazione nelle invenzioni degli allievi, attraverso lo studio e i concorsi scolastici. L’interesse degli artisti che giungono a Roma nel periodo precedente, soprattutto nei grand tour, è rivolto alla ricerca delle origini e della formazione dell’allievo del Perugino. Si evince così un duplice interesse: interno, di tipo didattico-formativo dell’Accademia perugina ed esterno, scaturito dall’interesse internazionale e dalle glorie delle Stanze vaticane. L’anacronismo, l’armonia, la raffinatezza dei volti, le posture, le delicate pennellate sono tutte caratteristiche che nella storia dell’arte precedente erano già presenti in molti artisti ma Raffaello riuscì a darne una diversa interpretazione: unica ed originale; l’artista prima delle contaminazioni romane. Uno studio comparativo e approfondito è offerto dalla sala multimediale (Euromedia Srl Premiata Officina Digitale) in cui sono evidenziate le peculiarità raffaellesche dei capolavori umbri che, per ovvie ragioni, nelle versioni originali, è stato impossibile esporre. 

Ogni mostra nasce da una ricerca scientifica e quando si realizza apre un mondo di collegamenti e spunti per nuove ricerche di studio altrettanto proficue ed interessanti. Tra queste c’è l’esempio di Jean-Baptiste Wicar (Lille, 1762-Roma, 1834) che dipinse nel 1825 la sua versione dello Sposalizio della Vergine in sostituzione del capolavoro del Perugino (attribuito per molti anni a Raffaello), requisito dalle truppe napoleoniche durante la prima campagna d’Italia nel 1797 dalla Cattedrale. Dopo la lunga gestazione nei lunghi studi preparatori Wicar giunge al grande cartone esposto in mostra, in scala 1:1, commissionatogli dal Priore perpetuo della Compagnia del Santo Anello, il Conte Filippo degli Oddi. 

Jean-Baptiste Wicar (Lille, 1762-Roma, 1834) ,
Sposalizio della Vergine, 1825
carboncino (in parte diluito), sfumino e
gessetto bianco su fogli di carta bianca incollati e montati su telaio 
2,083 x 1,785 mm
Perugia, Fondazione Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" 
inv. E505
ph.Paola Scalise

Nell’ammirare la composizione una domanda sale spontanea, ovvero se la realizzazione non fu solo una commissione più vicina possibile all’originale o se celava un velato atto di pentimento per il furto dei suoi connazionali o un perentorio atto di presunzione nella disposizione degli astanti ai lati degli sposi a guisa del Perugino. Si veda il pretendente che spezza il ramo non fiorito col ginocchio destro posto a sinistra della scena che il Perugino pose a destra e che poi Raffaello lo posizionò a sinistra nella sua versione. Una figura tratta sicuramente dai balestrieri del Martirio di San Sebastiano (1498) di Luca Signorelli nella chiesa di San Domenico di Città di Castello. Una mostra con approfondimenti ed affondi storico-artistici interessanti che, a mio parere, hanno trasversalmente attraversato la storia dell’arte portando nuove conoscenze e nuovi spunti di esplorazione e di indagine.


Il catalogo
Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia a cura di A.Migliorati, S.Petrillo e S.Ricci, Fabrizio Fabbri Editore, Perugia 2020.



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