GEORGES DE LA TOUR: l’Europa della luce
GEORGES DE LA TOUR: l’Europa della luce
Milano, Palazzo Reale dal 28 maggio - al 27 settembre 2020
George de La Tour, Maddalena penitente, 1635 - 1640
Olio su tela, 113 x 92,7 cm
National Gallery of Art, Washington D.C., Stati Uniti |
Il Palazzo Reale di
Milano è il luogo deputato per le grandi mostre internazionali ed anche questa
volta lo dimostra presentando per la prima volta in Italia il grande artista
francese famoso per i suoi notturni: George de La Tour (Vic‐sur‐Seille in Lorena, 1593 – Lunéville,
1652). Chiusa per alcuni mesi a causa del COVID-19 l’esposizione ha riaperto le
porte il 28 maggio ed è fruibile in tutta sicurezza al pubblico fino al 27
settembre. I quattro mesi di proroga sono stati accordati dai ventotto musei
prestatori. Curata da Francesca Cappelletti e da Thomas Clement Salomon,
l’esposizione si è avvalsa di un comitato scientifico composto da Pierre
Rosenberg, ex direttore del Louvre, Gail Feigenbaum, direttrice del Getty
Research Institute, Annick Lemoine, direttrice del Musée Cognacq-Jay. Promossa
e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira.
L’allestimento delle nove sezioni è stato pensato per guidare il visitatore
attraverso un percorso alternato tra le opere del pittore, disposte su
espositori a pannelli rossi, e dei suoi coevi, collocate invece su quelli
grigio chiaro. L’audioguida
che accompagna il visitatore è inclusa nel biglietto e si può scaricare come
app negli store Apple e Google inserendo il titolo della mostra.
L’illuminazione delle opere esposte è calibrata in modo da far risaltare ancora
di più il genere di pittura di de La Tour: quello dei notturni. Una
naturalissima luce generata delle candele, è il baricentro delle atmosfere
ricche di páthos in cui nulla è importante se non i
personaggi e le loro silenziose posture.
Georges de La Tour (studio)
Educazione della Vergine, 1650 ca.
Olio su tela, 83,8 x 100,3 cm
The Frick Collection, New York, Stati Uniti
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Da sempre la sua pittura è stata
paragonata a quella di Caravaggio ma è solo per la luce e non per altro, a mio
parere, perché se Caravaggio tendeva ad estremizzare al massimo la storia delle
scene, de La Tour sceglie il movimento interiore, la meditazione puntando sulla
spiritualità. I personaggi sacri son privi di aureola ma profondamente intensi.
Visitare la mostra a lui dedicata significa in questo momento storico, eccezionale e triste,
riflettere su quanto e come l’arte possa salvare la nostra realtà così effimera.
Georges de La Tour
La rissa tra musici
mendicanti, 1625
- 1630 ca.
Olio
su tela, 85,7 x 141 cm
The J. Paul Getty Museum, Los Angeles, Stati Uniti
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Le pose monumentali dai solidi volumi rimandano ad uno stile astratto molto più vicino al nostro secolo, mi riferisco a quello di alcuni
pittori della cerchia impressionista. Prima
di entrare nella prima sezione della mostra c’è la cronologia della vita del
pittore ad illustrare le fasi più importanti con attestazioni storicamente
documentabili. Georges nel 1639 viene già riconosciuto pittore ordinario del re, Luigi XIII di Francia e l’anno seguente
un contratto di apprendistato menziona un agente “del Signor La Tour pittore
ordinario del re residente alle gallerie del Louvre”. La sua figura cade nell’oblio
con Luigi XIV e il suo ministro Colbert, impegnato in quella che si può definire
l’avvio della sua politica artistica, volta ad una continuità con l’arte romana barocca.
De La Tour e Caravaggio riuniti in un destino comune: quello dell’oblio. Roberto
Longhi, ri-scopritore di Caravaggio, fu il primo a parlare dell’assenza di
opere di de La Tour sul territorio italiano.
Georges de La Tour
San Giacomo Minore
Olio su tela, 65 x 54 cm
Musée Toulouse-Lautrec,
Albi, Francia
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Gli Apostoli di Albi, una serie completa dei dodici personaggi a
mezzo busto che dovevano essere disposti intorno all’immagine di Cristo furono
addirittura attribuiti a Caravaggio. In seguito alla riscoperta e dopo
un’attenta indagine vengono distinti in originali di de La Tour da alcune copie
effettuate, forse, per le cattive condizioni conservative degli originali. Finora
sono state poche le notizie sulla sua biografia soprattutto per i suoi viaggi e
torna la domanda se abbia mai soggiornato in Italia. In questa mostra si sono
evidenziate le sue vicinanze ai pittori di area olandese con circa venti opere
dei coevi Paulus Bor, Jan Lievens, Throphime Bigot, Frans Hals, Jan van Bijlert,
Gerrit Van Honthorst, famoso in Italia con il nome di Gherardo delle Notti,
Adam de Coster e Carlo Saraceni. Resta da chiedersi come mai in un panorama
artistico così coinvolto sulle esagerazioni barocche abbia in se diverse voci
come quella dei notturni. Una visione tocquevillana forse potrebbe sciogliere i
dubbi ed appianare le divergenze; ma non dimentichiamo che pur non essendoci la
tecnologia del web gli artisti comunicavano tra loro e le scoperte, le
innovazioni e le tecniche comunque venivano trasmesse. Le opere viste nelle
collezioni private di nobili ed ecclesiastici erano eloquenti. La fortuna e la
fama degli artisti passavano attraverso lo stupore che le opere suscitavano. Questa
mostra mi ha ricordato la mostra I
bassifondi del Barocco. La Roma del vizio e della miseria che visitai nel
2015 all’Accademia di Francia a Roma sempre curata da Francesca Cappelletti,
all’epoca docente di storia dell’arte moderna dell’Università degli Studi di
Ferrara e Annick Lemoine, ex responsabile del dipartimento di storia dell’arte
dell’Accademia stessa e docente all’Università degli Studi di Rennes 2. Una
bellissima mostra in cui si mostrava il volto oscuro del Barocco romano dei
bassifondi, della vita notturna e della povertà della città che attirava
artisti francesi, olandesi, fiamminghi e spagnoli che vi vissero e fecero
carriera. Esiste quindi una relazione che possa far pensare ad un pittore suo
amico che gli abbia trasmesso notizie del clima artistico romano? Non ci sono
riferimenti di tal genere. Questa mostra è un’eccezionale opportunità di
conoscere meglio un artista attraverso le sue opere e di apprezzare ancor di
più il genere, quello notturno, che lo ha reso celebre, nel suo silenzio che
avvolge ogni tranquilla riflessione. Un genere lontano dal caos della vita moderna e dal bombardamento mediatico-tecnologico, che ultimamente sembra abbia preso il sopravvento sopra ogni cosa. Una tecnologia che prepotentemente ci è venuta in salvo ma che potrebbe impoverire la nostra realtà umana.
Georges de La Tour
Il denaro versato,
1625-1627 ca.
Olio
su tela, 99 x 152 cm
Leopoli
National Art Gallery, Ucraina
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galleria:
Georges de La Tour
La negazione di
Pietro,
1650
Olio su tela, 120 x 161 cm
Musée d'arts de Nantes,
Francia
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