CORRADO CAGLI. Folgorazioni e Mutazioni

CORRADO CAGLI. Folgorazioni e Mutazioni  - Roma, Museo di Palazzo Cipolla da venerdì 8 novembre 2019 a lunedì 6 gennaio 2020

Corrado Cagli,
Neofiti, 1934 
tempera encaustica su tavola, 61x61 cm
Collezione Archivio Corrado Cagli, Roma 
©Foto Archivio Corrado Cagli, Roma

Corrado Cagli è un artista marchigiano che pur avendo contribuito in modo attivo e proficuo sulla scena artistica mondiale è stato, come altri nella storia, inspiegabilmente dimenticato. E’ così che lo presenta il Prof. Emmanuele F.M. di Emanuele e mi domando come possa essere accaduto tutto questo. Una damnatio memoriae imputabile alla condanna data dalla stampa fascista nel 1937 alle sue opere definite degenerate, unita certamente ad un sentimento d’invidia nei confronti di un artista virtuoso come fu per Felice Giani (1758-1823), abile e raffinato decoratore nell’epoca imperiale napoleonica. Corrado Cagli: dimenticato, accantonato e obliato per le sue capacità artistiche senza limiti nelle tecniche e nelle tematiche. Il disegno per lui era uno strumento liberatorio in cui esprimersi nel modo più completo. Questa mostra ripercorre attraverso le sue opere la sua attività di instancabile artista. 

Corrado Cagli, Pescatore, 1930
ceramica dipinta, ø 37 cm
©Collezione privata, Londra


Esattamente venti anni fa una sua mostra postuma era stata allestita presso l’Archivio Farnese di Roma, sugli anni della sua formazione artistica dal 1932 al 1938, dalla sua prima mostra alla Galleria di Roma all’anno della proclamazione delle leggi razziali in Italia.  La mostra di Palazzo Cipolla si è aperta venerdì 8 novembre, curata da Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, con la collaborazione dell’Archivio Cagli e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, è la prima monografica sull’artista che comprende tutta l’intera produzione artistica di Corrado Cagli (Ancona, 1910- Roma, 1976) con inediti prestiti da collezioni private. Un’ottima occasione per conoscere meglio un artista di cui nei manuali scolastici si trova ben poco pur essendo stato tra i massimi esponenti dell’arte italiana di quegli anni difficili. Un’esclusione aggravata anche dall’incertezza storica successiva alla guerra altalenante e di diffidenza che minava anche l’ambiente artistico. Fu quello che Cagli trovò al suo ritorno in Italia, dopo essere fuggito dalle leggi razziali, prima in Francia e poi in America. Egli in America si arruolò nell’esercito alleato e partecipò attivamente anche allo sbarco in Normandia e nelle campagne in Francia, Belgio e Germania. Alla sua prima mostra dal suo ritorno in Italia, nel 1947, presso lo studio d’arte Palma di Roma, durante l’inaugurazione, alcuni giovani astrattisti del gruppo Forma (Attardi, Accardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato) si scagliarono violentemente contro di lui per la frase del critico Trombadori che così chiosava: «La pittura di Cagli è stata immune dalla retorica fascista». Questa frase fu fraintesa perché l’autore intendeva a livello formale e non in senso politico. 

Corrado Cagli,I vasi, 1934
olio su tavola, 55x85 cm
©Collezione Jacorossi, Roma


E’ pur vero che la critica artistica della Sarfatti, che lo esaltò per le sue spiccate capacità artistiche, era strettamente legata al leader fascista, ma quelli erano anni in cui le vicende artistiche erano indiscutibilmente manovrate in senso propagandistico dalla politica. Cagli evase nella ricerca fabulistica rispetto al momento storico anche quando proclamò in un suo articolo nel ’33: «Muri ai pittori!». Un grido intenso di pragmatismo in cui rivendicare la funzione sociale dell’arte in quello che lui definì un passaggio storico obbligato e necessario della pittura dal cavalletto alle grandi dimensioni. Ma Cagli sgonfiò i toni trionfanti, affollati e sontuosi della muralistica che da Sironi, seguito da Funi, Severini e de Chirico aveva prepotentemente decorato le pareti delle città italiane negli anni Trenta (Barilli). Egli riportò il mito ad una dimensione reale e a mio parere, umana, nelle tinte sfumate e delicate dei Neofiti (1933). Le sue opere sono ispirate al naturalismo, ai miti, alla storia e alla modernità, ma mai trattata alla maniera futurista, in un’estetica neo-pagana. Dopo il grande successo della Scuola Romana si mosse ecletticamente attraverso vari linguaggi verso nuove tematiche, da autentico artista- protagonista del Novecento. 
Corrado Cagli, Teatro tragico, 1947
 olio su tela, 92x61 cm
©Collezione privata, Roma



La pittura (affresco a encausto, olio), la ceramica, il mosaico, il tessuto (arazzi), la scultura, il teatro (scenografia e costumi), i disegni e la grafica furono per lui modi espressivi utili alla sua continua ricerca. Nel 1929 espose con Balla, Prampolini, Dottori e Fillia con il Vasaio, una ceramica eseguita per le ceramiche Rometti di Umbertide in cui lavorò con Leoncillo, già suo amico incontrato a Roma. Conobbe, probabilmente in occasione della Quadriennale d’Arte di Roma, Fausto Pirandello, Capogrossi (non ancora forchettone) e Cavalli. Fu seguito nel suo primo periodo figurativo, di Afro, di Janni, avrà seguaci come Guttuso, Ziveri e Cavalli. Tra le oltre 200 opere esposte si possono ammirare rarità come i dodici pannelli, originali, a tempera encaustica su tavola, per la decorazione musiva della Fontana di piazza Tacito a Terni. Un grande anello in cui i Segni Zodiacali (1934) si susseguono collegate tra loro armoniosamente e ritmicamente in un unico grande spazio; le pose classiche dai colori tonali delle terre scure fino agli ocra tipici della Scuola Romana. Purtroppo la Fontana fu distrutta dai bombardamenti alleati del ’43 e durante la sua ricostruzione del 1951, Cagli fu chiamato a ridecorare la nuova fontana, impiegando, però, un stile diverso. 


Corrado Cagli, La veglia e il sonno, 1947
 olio su tela, 94x79 cm
©Collezione privata, Roma

In America espose a New York nella succursale della Galleria della Cometa in occasione della sua apertura nel 1937 con una mostra collettiva di italiani con Afro, Campigli, Capogrossi, Carrà, Casorati, Ceracchini, de Chirico, De Grada, De Pisis, Guttuso, Levi, Tomea e Tosi. Poi ancora a Los Angeles, San Francisco, Seattle, Washington e Tacoma.  Egli si inquadra perfettamente nell’artista multiforme e internazionale, curioso e aperto alle tante possibilità che la materia può offrire. E così la serie delle sue Carte degli anni tra il 1958-1959, riprese nel 1963-1964, in cui pieghe, frottage e sfumati creano nuove spazi bi-e tri-dimensionali.  Palazzo Cipolla ospita un artista completo del nostro tempo importante per capire meglio un periodo così difficile per l’arte e per la società contemporanea. Un intreccio di vita e di opere con tutte le difficoltà di un uomo che vide le atrocità della guerra ma che non smise mai di essere artista.


Corrado Cagli Lo scacciapensieri, 1950
olio e smalto su carta intelata, 70x105 cm
©Collezione privata, Londra


Alla base di tutte le sue opere c’è sempre il disegno, la sua mano felice dal tratto fresco nel grande Orfeo incanta le belve (1939) e nella grafica con le serigrafie di vicende rilevanti di cronaca italiana. Fu anche illustratore delle Opere di Foscolo, nel 1962, e due anni dopo degli Elogi della Pazzia di Erasmo. Uscendo dalla mostra mi sono chiesta quale ruolo avrebbe ricoperto nell’attuale situazione storica Corrado Cagli e la risposta è stata immediata: sicuramente ne avrebbe avuto uno di spicco e forse gli sarebbero stati riconosciuti i meriti artistici dovuti.

maggiori informazioni in visita il sito

Gallery:


Corrado Cagli, Dal libro di Ester, 1949 
 tempera su carta intelata, 130x88 cm ©Collezione Jacorossi, Roma 

Corrado Cagli Inferi, 1957
 tempera e olio su carta intelata, 100x150 cm 
©Collezione privata, Roma 

Corrado Cagli Strumenti e utensili, 1958
 olio su carta intelata, 60x100 cm ©Collezione privata, Roma 

Corrado Cagli A Ganesh, 1967
 argento, 160x80x90 cm Collezione Archivio Corrado Cagli, 
Roma
©Foto Archivio Corrado Cagli, Roma 

Corrado Cagli Buglione, 1971
 acrilico su tela, 200x150 cm 
©Collezione privata, Londra 

Corrado Cagli Tripudio, 1973
 arazzo alto liccio-lana, 330x264 cm
Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenze

 ©Crediti fotografici: Claudia Cataldi, Prato 

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