CORRADO CAGLI. Folgorazioni e Mutazioni
Corrado Cagli, Neofiti, 1934 tempera encaustica su tavola, 61x61 cm Collezione Archivio Corrado Cagli, Roma ©Foto Archivio Corrado Cagli, Roma |
Corrado Cagli è un artista
marchigiano che pur avendo contribuito in modo attivo e proficuo sulla scena
artistica mondiale è stato, come altri nella storia, inspiegabilmente
dimenticato. E’ così che lo presenta il Prof. Emmanuele F.M. di Emanuele e mi
domando come possa essere accaduto tutto questo. Una damnatio memoriae imputabile alla condanna data dalla stampa
fascista nel 1937 alle sue opere definite degenerate, unita certamente ad un
sentimento d’invidia nei confronti di un artista virtuoso come fu per Felice
Giani (1758-1823), abile e raffinato decoratore nell’epoca imperiale napoleonica. Corrado
Cagli: dimenticato, accantonato e obliato per le sue capacità artistiche senza
limiti nelle tecniche e nelle tematiche. Il disegno per lui era uno strumento
liberatorio in cui esprimersi nel modo più completo. Questa mostra ripercorre
attraverso le sue opere la sua attività di instancabile artista.
Corrado Cagli, Pescatore, 1930 ceramica dipinta, ø 37 cm ©Collezione privata, Londra |
Esattamente
venti anni fa una sua mostra postuma era stata allestita presso l’Archivio
Farnese di Roma, sugli anni della sua formazione artistica dal 1932 al 1938, dalla
sua prima mostra alla Galleria di Roma all’anno della proclamazione delle leggi
razziali in Italia. La mostra di Palazzo
Cipolla si è aperta venerdì 8 novembre, curata da Bruno Corà, Presidente della
Fondazione Burri, con la collaborazione dell’Archivio Cagli e promossa dalla
Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, è la prima monografica sull’artista
che comprende tutta l’intera produzione artistica
di Corrado Cagli (Ancona, 1910- Roma, 1976) con inediti prestiti da
collezioni private. Un’ottima occasione per conoscere meglio un artista di cui
nei manuali scolastici si trova ben poco pur essendo stato tra i massimi
esponenti dell’arte italiana di quegli anni difficili. Un’esclusione aggravata
anche dall’incertezza storica successiva alla guerra altalenante e di diffidenza
che minava anche l’ambiente artistico. Fu quello che Cagli trovò al suo ritorno
in Italia, dopo essere fuggito dalle leggi razziali, prima in Francia e poi in
America. Egli in America si arruolò nell’esercito alleato e partecipò
attivamente anche allo sbarco in Normandia e nelle campagne in Francia, Belgio
e Germania. Alla sua prima mostra dal suo ritorno in Italia, nel 1947, presso
lo studio d’arte Palma di Roma, durante l’inaugurazione, alcuni giovani
astrattisti del gruppo Forma (Attardi, Accardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli,
Sanfilippo e Turcato) si scagliarono violentemente contro di lui per la frase
del critico Trombadori che così chiosava: «La pittura di Cagli è stata immune
dalla retorica fascista». Questa frase fu fraintesa perché l’autore intendeva a
livello formale e non in senso politico.
Corrado Cagli,I vasi, 1934 olio su tavola, 55x85 cm ©Collezione Jacorossi, Roma |
E’ pur vero che la critica artistica
della Sarfatti, che lo esaltò per le sue spiccate capacità artistiche, era
strettamente legata al leader fascista, ma quelli erano anni in cui le vicende
artistiche erano indiscutibilmente manovrate in senso propagandistico dalla
politica. Cagli evase nella ricerca fabulistica rispetto al momento storico anche
quando proclamò in un suo articolo nel ’33: «Muri ai pittori!». Un grido intenso
di pragmatismo in cui rivendicare la funzione sociale dell’arte in quello che
lui definì un passaggio storico obbligato e necessario della pittura dal
cavalletto alle grandi dimensioni. Ma Cagli sgonfiò i toni trionfanti,
affollati e sontuosi della muralistica che da Sironi, seguito da Funi, Severini
e de Chirico aveva prepotentemente decorato le pareti delle città italiane negli anni Trenta
(Barilli). Egli riportò il mito ad una dimensione reale e a mio parere, umana,
nelle tinte sfumate e delicate dei Neofiti
(1933). Le sue opere sono ispirate al naturalismo, ai miti, alla storia e alla
modernità, ma mai trattata alla maniera futurista, in un’estetica neo-pagana. Dopo
il grande successo della Scuola Romana si mosse ecletticamente attraverso vari
linguaggi verso nuove tematiche, da autentico artista- protagonista del
Novecento.
Corrado Cagli, Teatro tragico, 1947 olio su tela, 92x61 cm ©Collezione privata, Roma |
La pittura (affresco a encausto, olio), la ceramica, il mosaico, il tessuto
(arazzi), la scultura, il teatro (scenografia e costumi), i disegni e la
grafica furono per lui modi espressivi utili alla sua continua ricerca. Nel
1929 espose con Balla, Prampolini, Dottori e Fillia con il Vasaio, una ceramica eseguita per le ceramiche Rometti di Umbertide
in cui lavorò con Leoncillo, già suo amico incontrato a Roma. Conobbe,
probabilmente in occasione della Quadriennale d’Arte di Roma, Fausto
Pirandello, Capogrossi (non ancora forchettone) e Cavalli. Fu seguito nel suo
primo periodo figurativo, di Afro, di Janni, avrà seguaci come Guttuso, Ziveri
e Cavalli. Tra le oltre 200 opere esposte si possono ammirare rarità come i
dodici pannelli, originali, a tempera encaustica su tavola, per la decorazione
musiva della Fontana di piazza Tacito a Terni. Un grande anello in cui i Segni Zodiacali (1934) si susseguono collegate
tra loro armoniosamente e ritmicamente in un unico grande spazio; le pose classiche
dai colori tonali delle terre scure fino agli ocra tipici della Scuola Romana.
Purtroppo la Fontana fu distrutta dai bombardamenti alleati del ’43 e durante
la sua ricostruzione del 1951, Cagli fu chiamato a ridecorare la nuova fontana,
impiegando, però, un stile diverso.
Corrado Cagli, La veglia e il sonno, 1947 olio su tela, 94x79 cm ©Collezione privata, Roma |
Corrado Cagli Lo scacciapensieri, 1950 olio e smalto su carta intelata, 70x105 cm ©Collezione privata, Londra |
Alla base di
tutte le sue opere c’è sempre il disegno, la sua mano felice dal tratto fresco
nel grande Orfeo incanta le belve
(1939) e nella grafica con le serigrafie di vicende rilevanti di cronaca
italiana. Fu anche illustratore delle Opere di Foscolo, nel 1962, e due anni
dopo degli Elogi della Pazzia di Erasmo. Uscendo dalla mostra mi sono chiesta quale
ruolo avrebbe ricoperto nell’attuale situazione storica Corrado Cagli e la
risposta è stata immediata: sicuramente ne avrebbe avuto uno di spicco e forse
gli sarebbero stati riconosciuti i meriti artistici dovuti.
maggiori informazioni in visita il sito
Gallery:
Corrado Cagli, Dal libro di Ester, 1949 tempera su carta intelata, 130x88 cm ©Collezione Jacorossi, Roma |
Corrado Cagli Inferi, 1957 tempera e olio su carta intelata, 100x150 cm ©Collezione privata, Roma |
Corrado Cagli Strumenti e utensili, 1958 olio su carta intelata, 60x100 cm ©Collezione privata, Roma |
Corrado Cagli A Ganesh, 1967 argento, 160x80x90 cm Collezione Archivio Corrado Cagli, Roma ©Foto Archivio Corrado Cagli, Roma |
Corrado Cagli Buglione, 1971 acrilico su tela, 200x150 cm ©Collezione privata, Londra |
Corrado Cagli Tripudio, 1973 arazzo alto liccio-lana, 330x264 cm Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenze ©Crediti fotografici: Claudia Cataldi, Prato |