OSVALDO LICINI Che un vento di follia totale mi sollevi

OSVALDO LICINI Che un vento di follia totale mi sollevi - Venezia, Collezione Peggy Guggenheim , dal 22/09/2018 al 14/01/2019 -

Osvaldo Licini,
foto Bernhard Degenhart

Venezia ricorda e festeggia il grande maestro con una splendida retrospettiva a sessant’anni dalla sua scomparsa e dalla XXIX Biennale che lo premiò per la pittura. La mostra si apre con un interessante video sulla biografia vivacizzata dalle dinamiche fasi artistiche della metà del XX secolo. E’ dal 1921 che inizia i suoi frequenti viaggi a Parigi dove conosce, Picasso e Cocteau. La produzione dell’artista si muove nelle undici sale con oltre cento opere in cui ben si evidenzia il suo accostarsi ed allontanarsi a diverse esperienze artistiche.

Autoritratto, 1913,
olio su cartone 37x29 cm
Collezione Lorenzo Licini

Osvaldo Licini nasce a Monte Vidon Corrado in provincia di Fermo nel 1894 e come un novello Leopardi sente la necessità di evadere dal suo colle verso nuove realtà ma diversamente da lui tornerà definitivamente al suo paese dal 1926. Dai paesaggi realistici del 1913, del suo esordio, alla crescita artistica che volge verso l’Astrattismo nei cinque anni, tra il 1932 e il 1937. La sua formazione è accanto a Morandi nella Bologna cruciale, così definita dal critico Carlo Ludovico Ragghianti (1910-1987) in cui Licini lima e semplifica le forme fino a giungere ad uno spiccato geometrismo. Le linee incerte delle sue figure diventano rigorosamente solchi, libere ondulazioni che si librano nei cieli dai colori puri ed intensi: Angeli, Déi e Amalassunte, figure che poste lateralmente occupano i grandi sfondi colorati da protagonisti e da astanti contemporaneamente. 


Paesaggio fantastico (Il Capro), 1927
olio su tela, 33x42 cm
Collezione privata

Licini è un poeta dallo spirito libero che con le parole e il gesto vola in alto: «La pittura è l’arte dei colori e delle forme, liberamente concepite, ed è anche un atto di volontà e di creazione, ed è, contrariamente all’architettura, un’arte irrazionale, con predominio di fantasia e immaginazione, cioè poesia». Una tappa importante della sua carriera artistica è proprio alla Galleria Il Milione di Milano dove espongono gli astrattisti italiani come Fontana, Rho, Radice, Melotti, Reggiani, Soldati e Veronesi in stretto collegamento con il movimento internazionale Abstraction Création di Parigi che espone grandi nomi come Kandinskij e Albers. Licini e il suo gruppo di astrattisti italiani non si oppongono polemicamente alla corrente dominante del Novecento italiano ma si appartano e l’ignorano. L’Astrattismo è un’astrazione dalle antiche tradizioni per l’eterno sogno della diversità e del non-conformismo. A tal senso nelle sale del Guggenheim opere di Fontana, Melotti, Morandi e Carrà a stretto rapporto con le opere liciniane. La forza del segno, delle forme e del colore con liriche vibrazioni, senza orpelli; razionalità, essenzialità e funzionalità con la giusta nota poetica. Osvaldo è l’unico del gruppo che riesce a far reagire questi elementi con il Surrealismo. Uscire dal sentire comune con uno stile intimistico, unico con richiami al mito per evadere dalla realtà storica italiana.

Amalassunta con sigaretta, 1951,
olio su tela, 27,4x35,4 cm
Collezione Augusto e Francesca Giovanardi

Amalassunta n. 1, 1949,
olio su tela 81x100 cm,
Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Miti che come l’Amalassunta possono essere sacri o profani rappresentano una propria spiccata individualità tra simboli e numeri misteriosi. Amalassunta, un nome che Licini chiosa: «L’Amalassunta è la luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco». Il nome, inoltre, ricorda la regina ostrogota Amalassunta, che nel VI secolo divenne reggente per il figlio Alarico esercitando così un grande potere di genere per l’epoca. Un'esposizione per ricordare e conoscere meglio una voce unica ed originalissima della storia dell'arte mondiale.

Il catalogo della mostra è edito da Marsilio Editore in italiano e inglese, con contributi di Luca Massimo Barbero, Federica Pirani, Sileno Salvagnini e Chiara Mari.

per maggiori informazioni visita il sito

Galleria:

Paesaggio marchigiano (Il Trogolo), 1928 -ripreso nel 1942-
olio su tela, 64x80,5 cm
Collezione Silvia Poli Licini

Ritmo, 1933
olio su tela incollata su tavola, 21x29 cm
Collezione Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce,
Genova

Olandese Volante Azzurra, 1944,
olio su tela applicato su cartone, 20x26 cm
Collezione Silvia Poli Licini

L'uomo di neve, 1952,
olio su tela 25,5x32,5cm
Collezione privata

Angeli primo amore, 1955,
olio e collage su tela 47,5x64 cm
Collezione privata

Angelo ribelle e luna, 1947,
olio su tela 90x116 cm
Torino, Collezione privata

Peggy Guggenheim accanto a Castello in aria, 1958
Ritratto di Leopardi, 1930 ca.,
cm 165x225 matita su carta
courtesy of Galleria Russo, Roma
(non presente in mostra, ndr)

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